Storia

La Cornarea

L’Azienda Agricola Cornarea è sita nel comune di Canale, al centro del Roero, piccola zona collinare al confine con le Langhe, votata al vino sin dall’antichità.
La Cornarea deve il suo nome alla collina dove si stendono i suoi vigneti, così chiamata sin dall’anno 1000: sulla sommità della collina l’inconfondibile forma del castelletto della Cornarea, fatto costruire all’inizio del secolo scorso dall’allora Sindaco di Canale, l’avvocato Eugenio Grillone, sovrasta 15 ettari di vigneto, anch’essi interamente di proprietà dell’azienda.

La Cornarea è un’azienda a conduzione familiare fondata da Rapetti Francesca e da suo marito Bovone Giampiero. I titolari sono Gian Nicola Bovone, enologo ed il fratello Pierfranco Bovone che si occupa di vendita e pubbliche relazioni. La storia dell’azienda è strettamente legata a quella del Roero Arneis, raro vino bianco, le cui uve, sin dal 1400, sono prodotte e vinificate solo ed esclusivamente nel Roero. Agli inizi degli anni ’70 l’uva Arneis era quasi scomparsa; ne rimanevano pochi filari all’interno di vigneti di Nebbiolo.Questo perché l’Arneis, bianco con caratteristiche uniche, come un grande corpo, armonico e pieno, e una bassa acidità, ha bisogno di una particolare tecnologia di vinificazione, quale è il controllo della temperatura di fermentazione attraverso frigoriferi, che, prima degli anni ’70, ancora non esisteva. Il nome stesso Arneis, nel dialetto piemontese, significa “bambino discolo”, e sta proprio a indicare quanto i contadini faticassero a domare la natura ribelle di questo vino.Nei primi anni ’70 la Cornarea per prima crede in questo bianco e investe nel suo recupero, piantando 12 ettari di vigneto Arneis sulla collina Cornarea, in una esposizione al sole ottimale. Nel giro di pochi anni questo specialissimo bianco si fa apprezzare prima in Italia e poi all’estero, e molti produttori del Roero seguono l’esempio della Cornarea. Nel 1989, anno in cui l’uva Arneis è persino più cara dell’uva Nebbiolo da Barolo, il vino Arneis ottiene la Denominazione d’Origine Controllata e aggiunge al nome Arneis il nome Roero, che ne indica la provenienza: nasce così il Roero Arneis d.o.c. Nel 2005 la definitiva consacrazione nell’olimpo dei vini: il Roero Arneis ottiene la d.o.c.g. La Cornarea produce due vini a base di uve Nebbiolo, il vitigno rosso per eccellenza del Roero: il Roero d.o.c.g. e il Nebbiolo d’Alba d.o.c. Il Roero si distingue dal Barolo e dal Barbaresco, anch’essi prodotti con uva Nebbiolo nelle vicine Langhe, perché la terra delle colline del Roero dona un vino da uva Nebbiolo con sentori di frutta più accentuati e una tannicità meno evidente. Nel 2005 insieme al Roero Arneis anche il Roero rosso ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita, proseguendo dunque sulla stessa strada dei fratelli maggiori Barolo e Barbaresco.

La nascita del Tarasco

Una chicca nata da una dimenticanza è il Tarasco, passito da uve Arneis. Questo vino nasce infatti nel 1982 dall’uva di tre filari posti proprio in cima alla collina Cornarea, la quale non era stata raccolta durante la vendemmia per permettere ad un famoso giornalista – Luigi Veronelli – di vedere da vicino quell’allora quasi introvabile uva. Per pregressi impegni del giornalista la visita fu annullata, e intanto l’uva, dimenticata nella foga della vendemmia, aveva inaspettatamente sviluppato la Botritis Cinerea.

Infatti, quando a fine ottobre l’enologo Piero Bovone si ricordò dei tre filari ebbe la sorpresa di trovare sugli acini la cosiddetta muffa nobile. Questa, provocando la disidratazione dell’acino e modificando la composizione chimica della buccia dell’uva, che pertanto da impermeabile diventa permeabile, rende l’uva ideale per un passito, come scoprirono nel Sauternes. Fu dunque interessante sperimentare sull’uva Arneis una vinificazione diversa: nacque così il Passito di Arneis, che fu fatto fermentare in una barrique usata. Un anno dopo vennereo a farci visita il giornalista Cesare Pillon e il signor Luigi Cotti, titolare dell’omonima storica enoteca di Milano; incuriositi da quella barrique, vollero assaggiare il passito. Grazie alla loro valutazione entusiasta – a tal punto che il signor Cotti, acquistata lintera barrique, la fece imbottigliare con una etichetta personalizzata, battezzando il vino con il nome di Passarneis – ci convincemmo a continuare tale tipo di vinificazione: l’anno dopo, dagli stessi filari e utilizzando sempre una barrique usata, nacque il Tarasco, che prende il nome dall’omonima pianta, il cui fiore giallo ne ricorda il nome.  Oggi sono sempre i filari in cima alla Cornarea che donano l’uva per il Tarasco; l’esperienza del mutevole clima ottobrino ci ha portati a raccogliere l’uva non oltre la metà del mese e a metterla in cassette, per continuarne la maturazione in cantina fino a dicembre.  Utilizziamo per l’affinamento sempre barriques usate, dove il vino riposa per oltre 48 mesi.

 

 

 

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